L’NSA spiava i protagonisti della politica, della finanza e dell’economia in Giappone. Lo sostiene un rapporto pubblicato oggi da WikiLeaks, l’organizzazione fondata da Julian Assange.
Secondo quanto si legge nel dossier, ribattezzato Target Tokyo (“Obiettivo Tokyo”), la National Security Agency – l’agenzia governativa USA per la sicurezza nazionale – avrebbe intercettato le conversazioni di almeno 35 utenze telefoniche, legate a campi d’interesse come le relazioni diplomatiche fra USA e Giappone, il commercio estero e le politiche energetiche intraprese per contrastare il cambiamento climatico.
Le prime di queste intercettazioni risalirebbero al 2006-07, quando era in carica il primo governo guidato dall’attuale premier Shinzo Abe.
Il telefono del primo ministro non figura nell’elenco degli intercettati, ma ci sono alcuni dei suoi ministri – come il titolare del dicastero dell’Economia, Yoichi Miyazawa, e diversi dirigenti del ministero delle Finanze – oltre al governatore della Banca centrale del Giappone, Haruhiko Kuroda, e dirigenti delle divisioni energia di conglomerati industriali come Mitsubishi e Mitsui.
Il contenuto delle conversazioni intercettate, spazia dalla posizione ufficiale da assumere nel vertice di Doha del WTO alle politiche energetiche e di controllo delle emissioni inquinanti e alle relazioni diplomatiche con USA e UE.
Uno dei dossier pubblicati da WikiLeaks riporta l’autorizzazione a essere distribuito ai servizi segreti di Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito, i quattro componenti del “cerchio magico” dell’intelligence USA: i cosiddetti Five Eyes, i “cinque occhi” che Washington informava anche delle iniziative di spionaggio condotte ai danni degli altri alleati.
Il Giappone – uno dei più cari amici degli Stati Uniti fin dal secondo dopoguerra, come ha recentemente ripetuto Barack Obama – finisce così nell’elenco degli alleati sistematicamente spiati dagli USA, che contiene anche Brasile, Francia e Germania.
La lettura dei testi, commenta Assange, rende un’immagine dei giapponesi intenti a “preoccuparsi, a porte chiuse, di quanto dire o non dire agli USA”, per garantire il successo delle proprie iniziative in campo ecologico e diplomatico.
“Ora invece sappiamo che gli USA sentivano e leggevano tutto”, continua il fondatore di Wikileaks. La lezione che il Giappone deve imparare è di “non aspettarsi che una superpotenza della finanza si comporti in modo onorevole o rispettoso. C’è una sola regola: ‘Non ci sono regole’”.
Per il momento, né da Washington né da Tokyo sono arrivati commenti ufficiali.
F.M.R.
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