In Yemen, mentre la guerra civile continua a lasciare morti e feriti sul campo, il governo del presidente Hadi ha chiesto un intervento militare all’ONU e alla Lega araba. Ma sulla sorte del Presidente si rincorrono voci incontrollate di una fuga o di un arresto.
Riyad Yassin, Ministro degli Esteri del governo Hadi, rivolgerà domani il suo appello ai suoi omologhi riuniti a Sharm el-Sheikh, in Egitto.
Il ministro chiederà agli Stati arabi, e in particolare agli Stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, di fornire al suo Governo un sostegno militare “per mare e per terra” nella lotta contro gli insorti.
Ancor prima di presentare la richiesta, il governo ha già incassato il sostegno dell’Arabia Saudita, che si è detta disposta a prendere tutte le misure necessarie se non si dovesse trovare un accordo politico fra il governo e gli insorti.
Secondo fonti militari USA citate dall’agenzia Reuters, i sauditi inoltre starebbero ammassando truppe con armamenti pesanti, artiglieria compresa, nei pressi del confine con lo Yemen.
I successi militari degli Houthi, nati in ambiente sciita e sospettati di ricevere finanziamenti dall’Iran, destano forti preoccupazioni geopolitiche a Riyad, da decenni opposta a Teheran per l’egemonia in Medio Oriente.
Sarebbero state proprio queste preoccupazioni a spingere l’Arabia Saudita ad accantonare la tradizionale rivalità nei confronti dello Yemen, Stato con cui condivide una frontiera di 1.800 chilometri definita in un trattato solo quindici anni fa, per intervenire al fianco del suo governo.
L’esecutivo del presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi resta, al momento, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, pur avendo perso la capitale Sana’a e altri importanti centri politici ed economici del Paese, e pur non avendo mai controllato tutto il territorio nazionale.
Intanto l’avanzata verso sud degli Houthi, nati nella città di Sa’da, nell’estremo nord dello Yemen, ai confini con l’Arabia Saudita, prosegue e ha ripreso vigore negli ultimi giorni.
Nel fine settimana gli insorti hanno preso possesso di Ta’ez, terza città del Paese, 180 chilometri a nord di Aden, rifugio del Presidente da quando Sana’a è in mano agli Houti che in queste ore hanno occupato anche la base militare di Anad, alle porte di Aden che fino a due giorni prima nella base era in mano alle forze speciali USA, che la usavano per compiti di intelligence e per attacchi di droni contro i gruppi jihadisti attivi nel deserto yemenita.
L’evacuazione del personale americano, una misura precauzionale rivelatasi più che fondata, ha aperto la strada agli insorti, che hanno iniziato a impiegare la base per raid aerei contro Aden.
Oggi, testimoni hanno riferito ad al-Arabiya di un attacco aereo al quartiere che ospita il rifugio del Presidente, ed è giallo sulla sua presenza o meno in città. Secondo l’emittente filosaudita, Hadi sarebbe ancora al suo posto e avrebbe rivolto un nuovo appello alla comunità internazionalle. A conferma del grande caos che regna nel paese alcuni ufficiali dell’esercito si sono schierati con gli Houthi e si dichiarano fedeli all’ex Presidente Ali Abdullah Saleh artefice della riunificazione nazionale con il Sud ex-comunista nel 1990.
Filippo M. Ragusa
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